5- La fonderia de La Servaz

I ruderi che vedi intorno a te sono quanto rimane della fonderia de La Servaz, costruita dai fratelli Mutta per fondere la magnetite, ricavando la ghisa. Fu costruita con un forno “alla bresciana”, che permetteva una minor perdita di metallo rispetto al metodo usato in precedenza in Valle d’Aosta. Il forno rimaneva acceso per tutta la durata della campagna di fusione e i tecnici che lo gestivano dovevano costantemente domare la potenza del fuoco, con un’attenta gestione dell’aria fatta entrare nell’altoforno.

La fonderia era costituita da diversi edifici, ciascuno con una specifica funzione.

L’altoforno

Nell’altoforno il minerale era fuso e si estraeva la ghisa. L’altoforno de La Servaz era appoggiato al pendio, in modo da poter caricare dall’alto strati alternati di minerale, carbone ed eventuali altre sostanze utili. Ne puoi vedere i due corpi laterali, che racchiudevano un corpo centrale contenente il camino dove avveniva la fusione. Tra il muro di destra e la roccia puoi inoltre notare dei cumuli di grandi pietre; anche nella parte posteriore del muro di sinistra vedrai pietrame simile (v. foto sopra). Sono ciò che resta di un canale che serviva a drenare le infiltrazioni d’acqua e a creare un anello di aria calda e asciutta intorno al crogiolo. Dentro il camino la temperatura aumentava dall’alto verso il basso e, alle diverse altezze, si verificavano i processi chimico-fisici che portavano alla produzione della ghisa e delle scorie liquide, dette loppe.

Le scorie di fusione

Alle tue spalle, al di sotto del muro a secco, puoi trovare gli scarti di fusione, estesi cumuli di pietre brune bitorzolute, originate dalla loppa solidificata.
(Foto: Paolo Castello)

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