Miniera della Gula – Piemonte
Dove si trova: 13020 Cravagliana, VC
Materiale estratto: Pirite aurifera, Pirrotina nichelifera
Apertura: tutto l’anno
Modalità di visita: visita alla miniera (apertura prevista: 2024)
Durata della visita:
Sito web:
La storia
In questa zona i primi permessi di ricerca mineraria per minerali auriferi risalgono alla seconda metà del 1800, anche se nella gran parte di essi non si diede poi seguito ad alcun lavoro. Una attività ridotta proseguì a cavallo tra Ottocento e Novecento anche grazie a società a capitale straniero, protraendosi fino al primo conflitto mondiale.
Nel 1920 don Giuseppe Teruggi, parroco di Ferrera, inizia i lavori di ricerca di pirrotina nichelifera assieme al capo minatore Giovanni Brunetti. Il ritrovamento, oltre ai filoni auriferi, di alcuni livelli di discreto spessore contenenti minerali di nichel e cobalto fa nascere la speranza di poter realizzare un importante complesso minerario che assorba la manodopera locale, numerosa ma in larga parte disoccupata e quindi costretta a emigrare per lunghi periodi dell’anno. L’aspirazione di don Giuseppe Teruggi, che gli varrà l’appellativo di “don Minera“, è di dare un lavoro a tutti i valligiani sfruttando, appunto, le miniere della Gula.
Don Giuseppe Teruggi fonda così con parenti e amici la Società Miniere Nichelifere della Valmastallone, dando inizio ai lavori di sfruttamento e impegnando 40 operai che lavorano a ciclo continuo su tre turni da otto ore ciascuno. Vengono costruiti fabbricati di servizio, una teleferica e alcuni tronchi di ferrovia a scartamento ridotto per il trasporto del materiale. Fin dagli inizi il materiale estratto risulta povero e di difficile lavorazione, con i mezzi tecnici del tempo; inoltre, l’approvazione della domanda di miniera scoperta, che avrebbe consentito la cessione della miniera a una società tecnicamente più avanzata, tardavano ad arrivare. Già nel 1922 gli operai impiegati si riducono a 12 poi a 4, finché, nel 1926, cessa ogni attività. Fino al 1932 viene fatta la sola manutenzione degli impianti e alcune ricerche nel corso delle quali gli esperti affermano la validità dello sfruttamento dei giacimenti. Le spese sono state molto ingenti.
Appare allora sulla scena il sedicente ingegnere chimico tedesco Wilibald Naeher, che raggira il prelato sostenendo di aver scoperto un procedimento per il trattamento del minerale tale da rendere remunerative le miniere. Liberatosi presto del Naeher, don Teruggi si concentra allora sulla coltivazione della pirite aurifera. Ma anche questa via non sortisce risultati apprezzabili. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, don Minera tenta di vendere la concessione di sfruttamento minerario, ma tutti i potenziali acquirenti si fermano di fronte alla scarsa consistenza dei giacimenti. A guerra finita, nel 1946, don Giuseppe Teruggi, ormai settantacinquenne, lascia la parrocchia di Ferrera. Il suo grande sogno di creare un centro minerario in grado di dare lavoro a tutti i suoi valligiani tramonta per sempre, lasciando molti debiti insoluti.